Ci siamo andati a Roma il 14 dicembre, noi di Brescia, l’Associazione e i migranti della lotta per la sanatoria e la regolarizzazione.
Abbiamo voluto andare anche se eravamo a rischio di altre imboscate della polizia – un pulman con tanti migranti irregolari che di notte attraversa mezza Italia – dopo che in questi giorni gli sbirri si sono portati via anche Noureddine e poi Andrej, per rinchiuderli nei centri di detenzione, e dopo che i carabinieri di piazza Tebaldo Brusato hanno lasciato morire, probabilmente soffocato da un’asma cronica conclamata, Elhdy, un uomo senegalese arrestato giorni prima e rinchiuso in una piccola cella senza riscaldamento soltanto perché non aveva più il permesso di soggiorno. Ci siamo andati anche per questo a Roma, per la rabbia e il bisogno di reagire che ci lasciano queste cose tremende.
Siamo andati a Roma perché lì saremmo stati più al sicuro che altrove, insieme a migliaia e migliaia di altre persone disposte a difendersi dalle aggressioni della polizia.
Siamo andati perché non potevamo mancare, non potevamo non essere insieme a tantissime persone come noi diverse da noi, con le nostre stesse ragioni diverse dalle nostre.
Abbiamo trovato una manifestazione immensa, una mobilitazione straordinaria. Era in strada una parte grande, incancellabile e non in vendita del Paese reale. Era nelle strade a portare la sfiducia, quella vera, a un governo eletto da una minoranza assoluta e a un Palazzo, Montecitorio, che sono un piccolo mondo separato e chiuso nei propri privilegi, intrighi, giochi di prestigio, fatto di personaggi che si affacciano alla finestra soltanto per chiamare al plebiscito ogni cinque anni, o, più spesso, per lasciare cadere sulle nostre teste tegole pesantissime.
La vita reale era in piazza a portare e a respirare voglia di libertà, determinazione nel pretendere dignità e giustizia, nel dire basta allo spettacolo immondo del potere, alla precarietà, alla rapina del futuro.
C’eravamo anche noi a Roma, gli antirazzisti e i migranti. Già, proprio i migranti insieme agli studenti e agli operai. Proprio gli immigrati, che il razzismo istituzionale indica come la causa dell’“emergenza sicurezza” e i colpevoli della disoccupazione e della precarietà del reddito da lavoro degli italiani. Gli immigrati che il razzismo istituzionale vuole usare per scatenare guerre tra poveri e per spezzare ogni legame di solidarietà. I migranti ai quali il razzismo istituzionale vuole fare pagare un costo aggiuntivo per la crisi da scaricare sulle spalle delle classi popolari: la perdita e il diniego dei permessi di soggiorno, la clandestinità, la pulizia etnica delle deportazioni.
Da mesi avevamo chiesto a Maroni un incontro, a Roma, per porre rimedio ai guasti della sanatoria del 2009. Non ci ha risposto. Anzi, lui come risposta ha mandato molta più polizia nelle strade di Brescia, a dare la caccia ai migranti in lotta. Dai giorni della gru di via San Faustino si è messo addirittura a comandare personalmente, da Roma, i reparti mobilitati come in guerra. Allora abbiamo deciso di andarci lo stesso a Roma, fino al Parlamento, da Maroni, il ministro della Paura.
Per portargli la nostra più totale e convinta sfiducia.
A Roma abbiamo voluto esserci perché sappiamo che non sono solo i migranti a lottare contro una truffa. Nel caso dei migranti la truffa è quella della sanatoria del 2009, che è stata una pacchia per tanti approfittatori, compreso il governo, che ha cambiato le regole quando le domande di emersione erano già state presentate e dopo aver incassato milioni di euro tolti dalle tasche dei migranti.
Ma abbiamo incontrato decine, centinaia di migliaia di altri truffati in lotta nelle strade di Roma.
Sono gli studenti e i ricercatori ai quali si vuole imporre lo smantellamento dell’università pubblica spacciandolo per riforma e ammodernamento. Sono gli operai ai quali si vuole far credere che sia accettabile lo scambio tra meno diritti e più precarietà e carichi di lavoro. Sono i comitati napoletani che non vogliono più bersi insieme alle frottole i veleni portati dallo smaltimento dei rifiuti via discariche e inceneritori. Sono i comitati per l’acqua bene comune, da sottrarre alla rapina e alla truffa della privatizzazione. Sono i comitati aquilani che hanno visto il governo, la protezione civile e le imprese d’appalto del business della tragedia, che proprio mentre annunciavano miracoli e salvazione facevano piombare sulle vite e i territori delle popolazioni terremotate scosse non meno devastanti di quella delle 3 e 32 del 6 aprile 2009.
Sono tutte queste realtà sociali assieme e molte altre ancora a condividere la truffa più grande: gli industriali, i banchieri, i governanti, i poteri nazionali e sovranazionali che hanno provocato la gravissima crisi di sistema in corso, che hanno speculato e realizzato profitti per decenni, ora vogliono far pagare ad altri, agli operai, agli studenti, ai migranti il costo della loro crisi. Quando non ne negano l’esistenza, parlano della crisi come di uno scherzo del destino, senza cause, responsabilità, paternità. Mentre salvano le banche con i nostri soldi, vogliono usare la loro crisi per sottrarre a tutti welfare, beni comuni, diritti, futuro, e per avere ancora di più mano libera nell’applicare le stesse disastrose e criminali ricette economiche e sociali.
Al concentramento davanti al colosseo siamo arrivati attorno alle 11 del mattino. C’erano già alcune migliaia di persone. Devo dire che appena arrivati ho pensato che fra tutti i manifestanti avremmo voluto, tutti noi, incontrare anche un po’ di migranti e antirazzisti in più di quelli, di Roma e di altre città, che vi abbiamo trovato, lì e per tutto il resto della giornata. Magari qualcuno in più fra i molti che tanto avevano voluto contribuire alla scrittura nei minimi dettagli proprio dell’appello nazionale che chiamava i migranti e gli antirazzisti alla mobilitazione romana del 14 dicembre. Diciamo che avremmo rinunciato molto volentieri a un po’ dell’autocompiacimento che è potuto venire anche stavolta dal sentirci, noi di Brescia, spesso nostro malgrado, avanguardia di fatto di molte lotte dei migranti in Italia.
Ma i cattivi pensieri li ho lasciati da parte alla svelta, quando verso mezzogiorno abbiamo visto scendere da corso Cavour per unirsi a noi del colosseo un corteo gigantesco di molte decine di migliaia di studenti e di ricercatori provenienti dalla Sapienza.