Mercoledì 19 giugno, 20.30, via battaglie 29, Brescia
ASSEMBLEA STRAORDINARIA
BASTA TRUFFE! BASTA BOSSI-FINI! PERMESSI SUBITO!
L’inchiesta della Procura della Repubblica di Brescia che ipotizza l’esistenza di un’associazione a delinquere il cui epicentro sarebbe niente meno che l’intero Sportello unico per l’immigrazione della Prefettura, sta già producendo un inaccettabile effetto collaterale: aggravare ulteriormente una situazione già nota da anni di lentezza e inadeguatezza dell’Ufficio di via Lupi di Toscana a fronte della mole enorme di pratiche burocratiche imposte ai 200mila immigrati della provincia di Brescia.
Una situazione più volte denunciata dai migranti anche in questi ultimi mesi con numerose iniziative di rivendicazione pubbliche. Una situazione la cui responsabilità primaria è da assegnare ai vertici delle istituzioni, a cominciare dalla Prefetta e dalla sua proverbiale inerzia. Da un’insostenibile lentezza dello Sportello unico si rischia ora di passare alla paralisi vera e propria. Insomma, a pagare un prezzo pesantissimo per i provvedimenti della magistratura contro le violazioni ipotizzate delle leggi sull’immigrazione sono da subito, indiscriminatamente, tutti coloro che già ne subiscono l’applicazione: i migranti.
Al di là di questo gravissimo effetto, l’inchiesta della Procura, al netto delle sue evidenti e inquietanti esagerazioni (il coinvolgimento addirittura di tutti lavoratori addetti allo sportello dell’Ufficio di via Lupi di Toscana), non rivela in realtà nulla di nuovo a chi abbia una conoscenza almeno elementare delle normative sull’immigrazione vigenti in Italia, a cominciare dalla legge Bossi-Fini, e della loro concreta applicazione.
La prerogativa di queste leggi è rendere estremamente difficili i percorsi verso la regolarizzazione per i migranti senza permesso. Queste normative, inoltre, prevedono come condizione necessaria per la regolarizzazione la subordinazione del migrante ad un datore di lavoro, al quale infatti la legge assegna la facoltà esclusiva di avviare e portare a termine la richiesta del permesso di soggiorno per conto del migrante, che invece non ha possibilità di agire in prima persona.
Ebbene, sono proprio l’estrema difficoltà nell’ottenere i permessi di soggiorno sancita dalla legge e la condizione di ricattabilità dei migranti in cerca di regolarizzazione, a comporre un quadro ideale per il proliferare di speculazioni e intrallazzi, a vantaggio di funzionari disonesti, intermediari, datori di lavoro veri o fittizi, che possono imporre ai migranti il pagamento di cifre enormi in cambio della promessa del permesso di soggiorno, spessissimo irraggiungibile per altre vie legali anche dopo anni di presenza e di lavoro in Italia.
E’ risaputo, anche dalle istituzioni, anche dalla magistratura, che leggi-truffa come le sanatorie del 2009 e del 2012, mentre confermano l’assoggettamento dei migranti al ricatto del permesso di soggiorno indissolubilmente legato ad un datore di lavoro, mentre generano le condizioni più adatte allo sfruttamento della forza lavoro immigrata, sono nei fatti l’habitat naturale dentro il quale agiscono organizzazioni per la vendita di contratti di lavoro e delle infinite certificazioni necessarie per acquisire, magari solo dopo anni dalla presentazione della domanda, l’agognato permesso di soggiorno. E’ risaputo, ancora, che anche con la sanatoria 2012, la più recente, spessissimo sono i migranti ad aver pagato i mille euro necessari per la presentazione delle domande e a pagare ora gli oltre cento euro mensili di contributi Inps, non i datori di lavoro come invece prevede la legge. E’ risaputo che molto spesso i datori di lavoro non sono disposti a regolarizzare i migranti nei lavori che questi svolgono davvero. E’ risaputo che nella realtà anche solo per poter cercare un lavoro in regola e con un minimo di garanzie, prima bisogna avere il permesso di soggiorno, mentre il contrario non succede quasi mai.
Il problema principale e urgente che rileviamo anche in questa grave vicenda non si risolve affatto con l’imposizione per via giudiziaria di una rigida applicazione delle leggi vigenti sull’immigrazione, ma al contrario conquistando, attraverso la lotta e la mobilitazione pubblica – sulla via che da molti anni i movimenti dei migranti praticano anche a Brescia – l’abrogazione di quelle leggi, perché ingiuste, irragionevoli, discriminatorie, criminogene.
L’ufficio di via Lupi di Toscana va riaperto immediatamente e va finalmente reso adeguato alle necessità dell’utenza. Permessi di soggiorno subito! Basta Bossi-Fini, basta truffe, basta razzismo istituzionale! Per questo continuiamo a lottare.