Comunicato stampa (clicca qui)
Doveva essere la grande adunata del popolo bresciano indignato dalla cosiddetta prepotenza degli immigrati. Visto il numero scarso dei partecipanti, 150 persone in tutto, è sembrata più che altro un involontario rompete le righe della lega.
Non sappiamo ora quali scuse accamperanno o cos’altro si inventeranno i “padani” per giustificare il loro clamoroso flop, oltretutto protetto da un ingente, costoso e immotivato schieramento di polizia che presidiava l’intera zona attorno a piazza Loggia.
Fatto sta che proprio la misera adunata leghista certifica definitivamente la falsità della presunzione di chi, come Rolfi e gli altri professionisti locali del razzismo istituzionale, per mesi è andato affermando di parlare a nome di tutti i bresciani, mentre insultava e minacciava i migranti.
Per questa manifestazione avevano messo in campo un ingente apparato di propaganda. Hanno convocato i militanti anche da fuori città e provincia ad applaudire la sfilata al gran completo di capi e portaborse leghisti bresciani e non solo. Per poter sperare in una maggiore presenza di pubblico avevano anche tentato di cooptare un noto cantante dialettale, che però li ha scaricati pubblicamente.
Alla fine la manifestazione leghista ha restituito una fotografia nitida della realtà: i “padani” dicono di rappresentare Brescia, invece sono solo minoranza e oggi più che mai quel che li tiene assieme (ma nemmeno tanto) è l’odio verso gli immigrati.
Tantissimi bresciani non sono con i razzisti della lega e più spesso sono contro di loro. La manifestazione leghista in piazza della Loggia è stata il contrario di quel che voleva essere: è stata una manifestazione di debolezza.
Eppure i leghisti credono di essere i padroni della città. Tanto che il loro vicesindaco ha autorizzato la manifestazione del suo partito in piazza della Loggia, quando da molti mesi per volontà dell’amministrazione comunale la medesima autorizzazione viene negata alle iniziative di tante realtà sociali e politiche cittadine. Ne prendiamo atto: dal momento che piazza Loggia non è proprietà privata della lega, comunichiamo fin d’ora che la prossima iniziativa antirazzista che promuoveremo sarà in piazza Loggia, con o senza il “permesso” di Rolfi. E’ appunto una questione di rispetto nei confronti di Brescia, come direbbero i leghisti. Il rispetto che esige la parte grande di città che non piace a Rolfi e alla quale Rolfi non piace.
Intanto il vero insulto a Brescia – ai vecchi e ai nuovi bresciani – è stata proprio il penoso spettacolo pubblico di un partito che fa del razzismo istituzionalizzato e dell’ostilità da fomentare contro i migranti la fonte prima delle proprie fortune elettorali, nonché delle carriere politiche e dei privilegi di casta acquisiti dai suoi capoccia. Un insulto tanto più grave proprio perché la chiamata per tentare ancora una volta di attizzare il fuoco della contrapposizione etnica è stata fatta in piazza della Loggia, il luogo che da sempre, prima e dopo la strage fascista del 1974, i bresciani vivono come lo spazio pubblico della partecipazione democratica, dell’incontro, delle battaglie per i diritti sociali e la loro universalità. Per qualche ora piazza Loggia è stata invece trasformata dai “padani” nella negazione di se stessa. Ridotta a palco dal quale mettere in mostra lo spettacolo triste e osceno dell’ottusità, il vaneggiamento xenofobo e la diffamazione personalizzata, il rancore più bieco, la paranoia di fronte all’altro da se’, l’elogio dell’esclusione razzista, della comunità di sangue arroccata e chiusa.
Sono arrabbiati e frustrati i leghisti, perché grazie a mesi di dura lotta una parte dei migranti truffati dallo Stato con la sanatoria del 2009 ha finalmente avuto riconosciuta anche sul piano legale la piena fondatezza delle proprie ragioni. Quei migranti avranno i permessi di soggiorno e li dovranno avere presto, senza ulteriori ingiustificati ritardi. Dopo l’emanazione della circolare ministeriale che ne sblocca il rilascio, è ora che finisca il gioco meschino del governo e della prefettura di inventare continui intoppi!
Rolfi e Maroni si mettano il cuore in pace. A Brescia la lotta contro la loro sanatoria truffa e per l’uscita dalla clandestinità non è terminata. E proseguirà fino a quando anche i migranti truffati da datori di lavoro imbroglioni e da organizzazioni criminali avranno ottenuto il permesso di soggiorno promesso da quella sanatoria e pagato da ciascun richiedente migliaia di euro.
Sono arrabbiati e frustrati i leghisti, perché a Brescia i migranti non vogliono essere servi relegati nell’invisibilità, aspirano ad essere cittadini e non solo braccia da lavoro.
In realtà è contro se stessi che i leghisti dovrebbero manifestare, contro le loro roboanti promesse e le loro fallimentari ricette sull’immigrazione, che alla prova dei fatti producono soltanto più clandestinità per gli immigrati, più tensioni sociali, più insicurezza e più ricattabilità lavorativa per tutti, oltre che affari d’oro per le mafie.
La prova dei fatti, appunto: ormai permette a chiunque di vedere quale sia la sostanza della lega e dei suoi tromboni in camicia verde, quelli che pretendono unanime rispetto.
La sostanza della lega la conoscono bene i migranti, in Italia forza-lavoro che produce complessivamente oltre il 10% del PIL e che paga (i soli regolari) tasse e contributi per più di 6 miliardi di euro l’anno, ricevendo in cambio per i servizi specifici di integrazione 700 milioni di euro, 1/3 dei quali servono però a far funzionare i CIE, le carceri etniche nelle quali i senza permesso di soggiorno vengono rinchiusi senza che abbiano commesso alcun reato e per un periodo che, grazie a Maroni, può essere addirittura di un anno e mezzo. Brescia dal 2008 al 2009 è scivolata dal quarto al nono posto nella classifica delle città lombarde rispetto al livello di integrazione degli immigrati (Annuario 2010 CIRMiB, Centro Interuniversitario di Ricerca sulle Migrazioni di Brescia). Di fronte a questa realtà, chi, oltre ai razzisti, può davvero indignarsi per l’ingratitudine degli immigrati bresciani verso i leghisti e i loro amici?
Ma è vero, la lega non è solo razzismo. E’ anche altro, che la “lotta all’immigrazione” serve a nascondere. E che però non mette i leghisti nella condizione di pretendere rispetto.
Come nella più longeva tradizione politica italiana, a Brescia anche la lega è il partito dei concorsi pubblici truccati a favore di parenti e amici degli amici.
Ma allo stesso tempo è il partito della “legalità”, intesa come assurdi divieti per tutti, ultimi in ordine di tempo i ciclisti che parcheggiano la bicicletta fuori dalle “regole”.
La lega “di lotta e di governo” vuole essere rispettata anche per il suo sostegno alle leggi di bilancio lacrime e sangue di questi anni, dettate da centri di potere economico-finanziario sovranazionali sottratti a qualsiasi controllo democratico. Pretende rispetto per il suo contributo nel precarizzare per legge il lavoro. O nel tagliare salari e pensioni, formazione e sanità pubbliche. Forse vorrebbe anche essere ringraziata per gli aumenti delle imposte indirette. O per il servilismo nei confronti di Confindustria e Marchionne. Oltre che per l’incancellabile collusione con la banda Berlusconi.
La lega esige massimo rispetto soprattutto come partito che blatera forte e chiaro: si autoproclama difensore degli interessi dei territori e delle comunità locali, delle loro risorse e della loro sovranità, per “riportare il potere nelle mani dei cittadini”. Peccato che poi nel concreto faccia l’esatto contrario: la quasi totalità dei suoi capi ha collaborato al tentativo fallimentare di boicottare i referendum per l’acqua pubblica municipale e contro le centrali nucleari. E il suo ministro degli Interni si sente un vero comandante mentre manda le truppe in Valle di Susa ad imporre con la violenza ad un’intera popolazione contraria la costruzione del TAV, grande opera inutile, costosissima e devastante per il territorio.
I leghisti si dicono “padroni a casa nostra”. A casa di tutti i bresciani, vecchi e nuovi cittadini. In effetti il rispetto che pretendono somiglia molto agli ordini del padrone, o dei suoi servi più fedeli. Per noi e per tantissimi bresciani e bresciane di ogni provenienza sono proprio loro, i “padani”, gli ospiti più indesiderati. Prima e dopo la loro miserabile pagliacciata in piazza della Loggia.