6 giugno – Picchetto di Diritti per tutti e Magazzino 47 questa mattina in via Corsica a Brescia per bloccare lo sfratto contro Tarek, sua moglie e tre bambini. Il padre ha una piccola pizzeria d’asporto che sente la crisi e non riesce più a pagare l’affitto.
7 giugno – Picchetto di Diritti per tutti e Magazzino 47 questa mattina a Bagnolo Mella. Anche se alle elezioni amministrative nel comune ha rivinto la sindaca Almici, che ha dedicato la vittoria al leghista ultrarazzista Buonanno, nel paese della bassa bresciana gli sfratti contro le vittime della crisi vengono bloccati! Resta in casa Lucien con moglie e bimba.
8 giugno – Dopo oltre un anno e mezzo di resistenza Abi può mostrare felice le chiavi dell’appartamento Aler di Sanpolino, quartiere sud est dei Brescia, dove andrà ad abitare nelle prossime settimane. Questa mattina il picchetto di Diritti per tutti e Magazzino ha ottenuto l’ultimo rinvio al 30 giugno per avere il tempo necessario per il trasloco. Abi, cittadina italiana di origine senegalese, era sotto sfratto con la sua famiglia da quando il marito Badou era stato licenziato per una ristrutturazione aziendale. In questi lunghi mesi di resistenza ha trovato un nuovo posto di lavoro come operaio ed ora con Abi e con i loro tre bambini, potranno riscattarsi dalla situazione di totale precarietà in cui erano precipitati a causa del licenziamento e dello sfratto. A nord di Brescia invece, ottenuto un rinvio al 5 ottobre a Concesio per una famiglia di origine libica: padre ex operaio, moglie e tre figli piccoli.
10 giugno – Altri due picchetti questa mattina con gli attivisti e attiviste di tutte le realtà del Movimento di lotta per la casa di Brescia. Diritti per tutti, Magazzino 47 e Collettivo gardesano autonomo, sono entrati in azione per bloccare due sfratti a Brescia e Lonato. In città restano in casa Derman, ex operaio licenziato per la crisi, e suo figlio adolescente che frequenta un corso professionale. Nell’entroterra gardesano picchetto invece per difendere una famiglia di origine marocchina con tre bambini piccoli. Anche in questo caso il padre Hassan era operaio ed ha perso lavoro e reddito per la crisi; solo la moglie ha un lavoretto di poche ore e precario per conto del comune