Quattro iniziative antisfratto contemporanee nel bresciano

L’Associazione Diritti per tutti ed il Comitato provinciale contro gli sfratti hanno dato prova oggi di una grande capacità di mobilitazione, intervenendo su 4 sfratti previsti questa mattina in diversi e lontani punti della provincia bresciana: a Vestone, in alta Valsabbia, a Comezzano di Cizzago, nella bassa, ad Adro, in Franciacorta ed in città a Brescia. Molte decine gli attivisti impegnati nelle iniziative e nei picchetti che hanno portato a due rinvii ed a due soluzioni. Nel comune capoluogo l’esecuzione riguardava una famiglia con una bambina di 2 anni e la moglie incinta; la piccola proprietaria del miniappartamento di poco più di 35 metriquadri ha rifiutato inspiegabilmente il progetto contenimento sfratti del Comune (che prevede il pagamento di un canone di affitto con i soldi del fondo antisfratto in cambio di una sospensione dell’esecuzione) e lo sfratto è stato quindi bloccato e rinviato al prossimo 24 ottobre.Ad Adro invece,  il sindaco leghista Oscar Lancini ( tristemente famoso per la mensa scolastica negata ai bimbi di famiglie povere, per le ordinanze discriminatorie e per la scuola elementare che aveva tappezzato di simboli della Lega Nord) non ha rispettato un accordo firmato in Prefettura e sottoscritto dal comune, dall’Associazione, dalla famiglia e dal funzionario prefettizio come garante; si è arrivati così al sesto accesso dell’ufficiale giudiziario. Lo sfratto è stato bloccato, nonostante l’atteggiamento provocatorio dell’avvocato della proprietà; quest’ultima però decideva di pagare di tasca propria la somma necessaria per il trasferimento della famiglia composta da Amina e suo figlio (il padre si trova in Francia a cercare lavoro) in un altro alloggio; una spesa che doveva sostenere il comune di Adro come prevedeva l’accordo disatteso dal sindaco. Nei prossimi giorni quindi ci sarà il trasloco. Più o meno la stessa situazione a Comezzano dove la famiglia sfrattata ha trovato un’altra sistemazione. A Vestone, infine, entrambi i genitori di una  famiglia di origine marocchina – in Italia dagli anni 90, con due figli di 12 e di 6 anni nati e scolarizzati in Valsabbia – sono stati licenziati per la crisi: il marito da una ditta di Vallio terme che è fallita, la moglie da un industriale della zona che è anche il proprietario di casa che l’ha sfrattata. Qui l’esecuzione è stata bloccata e rinviata al 15 ottobre.  Domani un doppio picchetto a Rudiano.