In cammino verso la sollevazione generale del 19 ottobre a Roma, per assediare i palazzi dell’austerity al grido: vogliamo una sola grande opera, casa e reddito per tutti. Questa mattina in provincia di Brescia sono stati bloccati 5 sfratti con 3 picchetti ed un intervento all’ultimo minuto. In città in via Lamarmora 142, circa 60 attivisti hanno bloccato lo sfratto di una famiglia composta da madre, figlio e nonna novantunenne, diventati vittime della morosità incolpevole per il fallimento della piccola impresa di pulizia famigliare dove lavoravano sia la donna che il ragazzo. A Capriolo sventato uno sfratto ai danni di un’altra famiglia italiana con figli, mentre a Vestone, a 50 km da Brescia in alta Val Sabbia, grazie anche al supporto di un gruppo di studenti del Kollettivo Perlasca degli istituti di Idro, un picchetto ha impedito che la famiglia di Fatima fosse messa in strada dopo anni di lavoro come operaia, proprio nella fabbrica metalmeccanica del proprietario di casa; anche suo marito, operaio, ha perso il lavoro per la crisi in un’altra azienda della zona e sono finiti anche i soldi della mobilità e dell’indennità di disoccupazione. Il comune in questo caso ha comunicato che tra meno di un mese questa famiglia, con due figli minorenni nati in Val Sabbia, potrò entrare in una casa popolare. A Borgosatollo invece è stato proprio la mancanza di un intervento del Comune che ha fatto salire la tensione: i piccoli proprietari dell’appartamento e l’ufficiale giudiziario erano già entrati nell’alloggio e cambiato la serratura e l’arrivo all’ultimo minuto di attivisti dell’Associazione ha evitato lo sfratto, impegnandosi a fare pressione sull’amministrazione perché si trovi una soluzione abitativa alternativa a questa famiglia di un operaio pachistano, a cui l’agenzia interinale non ha rinnovato il contratto, presente in Italia con 6 figli di cui 4 minorenni da molti anni. Infine, più tranquilla la situazione a Mairano dove è bastata una trattativa per ottenere il passaggio da casa a casa