“Se mi obbligano metterò la bambina in una comunità, se fossi costretto a dare accoglienza anche alla madre mi dimetterò!” Così si era pronunciato il sindaco di centrosinistra di Vobarno, Panzera, a proposito dello sfratto di una famiglia del paese composta dal padre operaio, dalla moglie e da una ragazzina di 13 anni, residenti in via Castegnino 18. Prima di lui, simili affermazioni le avevano proferite solo i sindaci leghisti di Castrezzato e Castelcovati, Lupatini e Gritti! Il sindaco di Vobarno era pronto quindi a disgregare una famiglia ed a pagare 80 euro al giorno per la retta della ragazzina in comunità: un esempio di umana e saggia amministrazione. Questa mattina però il centro di Vobarno si è riempito di attivisti dell’Associazione Diritti per tutti e del Comitato provinciale contro gli sfratti, con le bandiere “Stop sfratti, sgomberi e pignoramenti”; circa cinquanta persone che hanno bloccato l’esecuzione ed il settimo accesso dell’ufficiale giudiziario. Lo sfratto è stato rinviato al 14 gennaio, per trovare una soluzione rispettosa dei diritti di questa famiglia, un passaggio da casa a casa. Il padre, Boudiba, operaio metalmeccanico alla Omsi trasmissioni di Roè Volciano, ha perso il posto per la crisi ed ora l’unico reddito famigliare, pari a 380 euro al mese, arriva dal lavoro di assistenza agli anziani della moglie; la figlia tredicenne nata in valle frequenta le medie. Dall’altra parte abbiamo invece una ricca proprietaria, con numerosi appartamenti in Val Sabbia ed una giunta comunale latitante. Ora questi due ultimi soggetti sanno che la famiglia di Boudiba non è sola e che lo sfratto sarà fermato sino a quando non si troverà una sistemazione abitativa alternativa.