Abnubillah vive a Ghedi dal 2002 con la sua famiglia, la moglie e tre bambine di 4 anni, 2 anni e 8 mesi, tutte nate nella provincia di Brescia, negli ospedali della Bassa. Lui ha sempre fatto il muratore e ha pagato regolarmente l’affitto fino a quando l’anno scorso ha perso il lavoro come migliaia di altri lavoratori dell’edilizia. Da allora è diventato vittima della morosità incolpevole e non ha trovato alcun aiuto nella amministrazione di destra, pdl-lega, del suo paese. Stamattina l’ufficiale giudiziario si è presentato per la terza volta per eseguire lo sfratto ma non ha trovato una famiglia sola e spaventata, ha trovato invece un picchetto di una trentina di altri sfrattati e attivisti dell’Associazione Diritti per tutti e del Comitato provinciale, con gli striscioni e le bandiere con scritto “Stop sfratti, stop sgomberi” e “La casa è un diritto”. Lo sfratto è stato così bloccato e rinviato al 25 febbraio; se per quella data non sarà garantito un passaggio da casa a casa, un altro picchetto, ancora più robusto, impedirà che questa famiglia venga gettata in strada. Con questa mattina sono ricominciate le iniziative contro gli sfratti e per il diritto alla casa, che proseguiranno quasi quotidianamente (domani picchetto in via Benincori, traversa di Viale Piave in città) e che si intensificheranno nella settimana nazionale di sollevazione dal 15 al 22 gennaio.