Rifugiati: il diritto alla salute dev’essere garantito.

Il 6 gennaio scorso un giovane profugo, che chiameremo Mohamed, abitante nella casa occupata di via Marsala a Brescia ha avuto un crollo psicologico ed è entrato in uno stato di grave malessere. Gli attivisti dell’Associazione Diritti per Tutti l’hanno accompagnato al pronto soccorso dell’Ospedale Civile di Brescia, dove i medici hanno diagnosticato un forte stato confusionale ed ansioso in atto.

Mohamed è uno dei profughi della cosiddetta Emergenza Nord Africa. E’ una delle centinaia di persone che nel 2011, dopo essere sbarcate a Lampedusa, furono smistate dalla Prefettura di Brescia nei Comuni della provincia, per lo più sui monti della Valle Camonica (Mohamed fu portato a Corteno Golgi).

Il 12 gennaio, continuando uno stato di forte malessere, dopo giorni di pianto ed agitazione, Mohamed è stato accompagnato nuovamente all’ospedale, questa volta di Montichiari, dove il medico psichiatra ha disposto il ricovero immediato per il persistere di una grave crisi depressiva. Il ricovero è avvenuto il giorno stesso presso l’ospedale di Gavardo, dal momento che il giovane risulta residente nella vicina Villanuova sul Clisi, paese dove finalmente arrivò da Corteno Golgi dopo l’attivazione dei progetti dell’accoglienza diffusa dei profughi e dei rifugiati gestita da Comuni e cooperative.

Subito dopo il ricovero ospedaliero, la situazione di Mohamed è stata segnalata dall’Associazione Diritti per tutti a cooperative, associazioni ed enti che in Prefettura partecipano al “Tavolo richiedenti asilo”. Questi soggetti hanno richiesto alla Prefettura che Mohamed venisse preso in assistenza per il suo evidente stato di necessità. Tuttavia dalla Prefettura finora sono venuti soltanto dinieghi e, a distanza di oltre 20 giorni dal ricovero, non sono ancora state date risposte concrete e positive per la situazione di Mohamed.

Ieri, 3 febbraio, Mohamed è stato dimesso dall’ospedale ed è tornato nella casa occupata di via Marsala, che di nuovo è l’unico luogo in questa città dove è stato accolto e che gli permette di non stare per strada.
Il referto medico delle dimissioni è chiaro: sottolinea la necessità che Mohamed sia seguito e supportato psicologicamente nella terapia, nella corretta alimentazione, nelle visite mediche di controllo.

La casa di via Marsala, per quanto abitata da amici di Mohamed, non è affatto il luogo idoneo per una persona che esce da un ricovero in reparto psichiatrico dopo tre settimane e che ha bisogno di tranquillità e di cure. Tra l’altro la casa è sprovvista di cucina, per cui non è possibile preparare pasti.
E’ necessario che il ragazzo, nella terapia post-ricovero, nelle visite specialistiche che deve fare, nel monitoraggio quotidiano del suo stato di salute, venga affidato alle cure di operatori qualificati, in luoghi protetti adeguati, che una casa occupata, per la sua condizione di precarietà, non può in alcun modo sostituire.

Il compito di riconoscere e non negare il fondamentale diritto di questa persona, come di chiunque, di essere curata spetta anzitutto a chi può disporre delle risorse e delle competenze necessarie. Sarebbe intollerabile se le istituzioni se ne lavassero le mani.

Sappiamo che mercoledì 5 febbraio si riunisce in Prefettura il “tavolo richiedenti asilo”. Mohamed è un profugo con un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Questo significa che anche la legge lo riconosce come persona bisognosa di protezione. Eppure, nonostante il suo stato di salute, è tuttora escluso dalle strutture di accoglienza e dalle misure di assistenza sociale.

E’ ora che le istituzioni si facciano carico della sua attuale condizione di particolare fragilità, affinché lui possa superarla. Devono occuparsene a partire da adesso.
Sia chiaro che in caso contrario non potremo che considerare direttamente e personalmente responsabili i funzionari dirigenti della Prefettura di qualunque cosa possa accadere a Mohamed.
Mohamed è uscito vivo dal mare di Lampedusa, le istituzioni ancora una volta ci stanno dando l’idea di essere impegnate nel farlo affogare in terraferma!

La salute e la cura sono beni comuni, sono diritti sacri e inviolabili. Non saremo mai indifferenti di fronte alla negazione dei diritti umani e della dignità di questa persona, della dignità e dei diritti più elementari di tutte e tutti.

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servizio di teletutto

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