Lo sgombero della casa dei rifugiati di via marsala 40, eseguito questa mattina, 4 marzo 2016, senza alcun preavviso da uno spropositato contingente di polizia e carabinieri in assetto antisommossa, è un atto spregevole e vigliacco, compiuto nel nome di una legalità astratta, nemica dei più elementari bisogni e diritti di qualunque persona, come l’avere il tetto di una casa sotto il quale ripararsi. E’ violenza tanto più oscena e intollerabile in quanto colpisce persone alle quali è stato riconosciuto in Italia, per i loro dolorosi percorsi di vita nei Paesi di provenienza, lo status di titolari di protezione internazionale o di permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Sono false le giustificazioni dello sgombero addotte dalla Questura di Brescia, vale a dire l’instabilità dell’edificio e dunque la mancanza delle condizioni di sicurezza per gli stessi abitanti. Giustificazioni che, oltre a non apparire nemmeno nel decreto di esecuzione dello sgombero firmato dal Gip, sono in contraddizione insanabile tanto con le condizioni effettive dell’edificio di via Marsala 40, certo non fresco di ristrutturazione ma nemmeno pericolante, quanto con il fatto che una verifica della stabilità dell’edificio venne fatta al momento dell’occupazione il 15 novembre 2013 proprio dai funzionari dirigenti della Digos della Questura di Brescia, i quali giudicarono allora che non vi fossero problemi di abitabilità. Funzionari dirigenti della Digos che però, quasi due anni e mezzo dopo, hanno cambiato idea, in base a nessuna ulteriore verifica.
Il fatto vero e determinante come movente dello sgombero è un altro: a novembre 2015 l’intero edificio di via Marsala 40, al termine dell’ennesima asta giudiziaria, è stato acquistato da un nuovo proprietario, che verosimilmente ha esercitato pressione per ottenere lo sgombero in tempi più rapidi di quelli solitamente previsti. I sacri e urgenti diritti della grande proprietà immobiliare hanno prevalso, senza che gli abitanti della casa ricevessero nemmeno un preavviso e senza che sia stata prospettata loro la benché minima soluzione alternativa.
Gli abitanti hanno dovuto lasciare la casa senza che nemmeno gli fosse lasciato il tempo di raccogliere le loro poche cose, inclusi i loro preziosissimi documenti, che solo in parte in un momento successivo hanno potuto recuperare.
Lo stabile di via marsala 40, vuoto e in disuso da molti anni, era stato riaperto e restituito alla sua funzione abitativa il 15 novembre 2013, con l’occupazione da parte dei profughi e dei rifugiati senza casa sostenuti dall’Associazione Diritti per Tutti e dal centro sociale Magazzino 47. In questi anni la casa di via marsala 40 è stata l’abitazione di una trentina di persone ed è diventata luogo di relazione anche per altri profughi e rifugiati che vivono in questi territori o anche semplice punto di appoggio per altri che qui devono tornare soltanto per il rinnovo dei permessi di soggiorno presso la Questura. Non si è mai verificato il benché minimo problema di convivenza con gli altri abitanti del quartiere del Carmine, che anzi in molti e in molti modi hanno saputo esprimere solidarietà e vicinanza ai profughi e ai rifugiati di via Marsala 40.
Si è voluto cancellare tutto questo con un atto di forza improvviso.
Quella compiuta oggi è l’ennesima violenza contro i poveri, contro i diritti irrinunciabili di tutti gli esseri umani. Accoglienza è una parola vuota e calpestata oggi, qui, a Brescia, come lo è lungo le frontiere che ogni giorno di più in Europa vengono innalzate come muri contro la dignità delle persone.
Quello compiuto oggi è l’ennesimo atto di guerra contro i diritti sociali, come il diritto all’abitare, che vengono negati a fasce sempre più ampie della popolazione.
Così, con le soluzioni militari e di forza, si prova a cancellare le questioni sociali aperte. L’effetto ottenuto è di aggravarle e moltiplicarle.
Prima i poveri!
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