No alla reclusione e alla limitazione della libertà personale delle donne migranti e richiedenti asilo
nel Centro di accoglienza straordinaria della cooperativa Olinda a Nuvolera.
Per incontrare queste donne e per poter verificare le condizioni della struttura “di accoglienza”, gestita,
come molte altre, con poca trasparenza:
appuntamento pubblico
sabato 25 febbraio ore 10 a Nuvolera, piazza del Comune (p.zza generale Soldo)
Un decina di testimonianze di operatori e operatrici e di donne ospitate nel Centro di accoglienza di Nuvolera appaltato dalla Prefettura di Brescia alla cooperativa Olinda (di Medole, Mantova), concordano nel denunciare che:
– alle 34 donne ospitate (con tre neonati) è vietato uscire dalla struttura per periodi che di volta in volta durano giorni, settimane o addirittura mesi. Fin dall’autunno scorso, la coop Olinda ha imposto in varie fasi una situazione di reclusione di fatto, inaccettabile e del tutto illegittima, aggravata di recente dall’allontanamento degli operatrici/tori meno propensi ad applicare il divieto di uscita.
Per la cooperativa l’internamento si giustifica con il pericolo che le donne diventino vittime di sfruttamento nel mercato della prostituzione.
Un rischio peraltro ormai da molto tempo senza riscontri reali, dopo l’episodio rimasto isolato, avvenuto ancora nell’estate 2016, dell’espulsione dalla struttura di una donna ritenuta appartenente al racket della prostituzione. Ma soprattutto, un rischio che, se mai dovesse rivelarsi vero e attuale, andrebbe affrontato in tutt’altra maniera: le singole donne eventualmente sotto minaccia di reclutamento forzato come prostitute dovrebbero essere inserite immediatamente in strutture e percorsi previsti dalla legge per la protezione delle vittime di tratta. Certo non essere recluse, loro e tutte le altre, all’interno del C.a.s. di Nuvolera. Un provvedimento, questo, che viola la dignità delle persone, oltre che qualsiasi normativa! E che piuttosto sembra rieccheggiare certi pregiudizi che stigmatizzano soprattutto molte donne straniere africane.
– le testimonianze segnalano decurtazioni arbitrarie sul cosiddetto pocket money spettante alle donne richiedenti asilo, nonché gravi carenze nelle condizioni igienico-sanitarie della struttura e nell’effettiva erogazione dei servizi di supporto legale, psicologico e formativo, previsti dal contratto di appalto e dalla convenzione che la cooperativa Olinda ha stipulato con la Prefettura di Brescia;
– nel C.a.s. di Nuvolera della cooperativa Olinda sono ospitate anche madri con neonati, che dovrebbero essere trasferite in centri adeguati con i loro bambini;
– le donne che disobbediscono e che non si piegano a subire queste carenze e questi soprusi senza dire nulla, vengono cacciate dal centro di accoglienza senza giustificazione, così come vengono allontanati gli operatori/trici non allineati ad una simile gestione.
Su questi punti essenziali le risposte fornite pubblicamente dalla cooperativa Olinda nei giorni scorsi non danno chiarimenti sufficienti, sono evasive quando non palesemente inesatte. Non danno le risposte esaurienti che invece sono dovute da chi riceve denaro pubblico per gestire servizi così importanti per le persone destinatarie e per gli stessi operatori/trici.
L’accoglienza è un diritto di chiunque sia in difficoltà. Non un modo per limitare la libertà delle persone! Non un business per gli appaltatori!
Per l’accoglienza degna e la libertà di movimento. Per la solidarietà sociale e la regolarizzazione.
Contro l’ingiustizia, la discriminazione, lo sfruttamento.
Nessuna persona è illegale!