11 DICEMBRE, BRESCIA: CI SIAMO E CI SAREMO!

Maroni e il Comune di Brescia hanno provato in molti modi, attraverso la Questura, a fare fallire la manifestazione dei migranti e degli antirazzisti bresciani dell’11 dicembre. Non ci sono riusciti, nemmeno questa volta.

Non è bastata a far desistere, soprattutto i migranti, dalla partecipazione, l’ostentazione per tutta la giornata nelle strade del centro storico e in particolare del Carmine di un enorme dispiegamento di polizia e carabinieri, del tutto immotivato (e molto costoso per la collettività). Non è bastato il fermo avvenuto il pomeriggio del 10 ad opera dei carabinieri di un ragazzo senegalese attivo nella lotta e rilasciato soltanto sabato a manifestazione già iniziata. Non sono bastate le forti limitazioni imposte sul percorso del corteo, che non ha potuto raggiungere l’iniziativa promossa dalla rete antifascista insieme a don Gallo sotto il carcere di Canton Mombello, come non ha potuto attraversare varie vie del Carmine, a causa dei divieti insensati imposti dalla Questura e dei blocchi effettuati da folti contingenti di polizia, schierati apposta per trasmettere senso di pericolo e insicurezza tanto ai partecipanti alla manifestazione quanto agli altri cittadini. Non sono bastati nemmeno gli arresti, le deportazioni, le cariche di polizia, i divieti delle scorse settimane, dalla battaglia della gru in poi, o le pressioni esercitate nei giorni scorsi sui rappresentanti delle comunità dei migranti per farle desistere dal partecipare alla manifestazione.

Nonostante la stessa difficoltà nel raggiungere e nell’individuare il luogo di concentramento, inconsueto, in via San Faustino, in una zona del centro storico occupata anche nel pomeriggio dalle bancarelle del mercato, un corteo di tre-quattromila persone, donne e uomini, italiani e immigrati, ha attraversato le strade di Brescia per riaffermare che la vertenza sociale per i permessi di soggiorno continua, perché rimangono tutte aperte le ragioni per continuare. Migliaia di persone in corteo hanno reso chiaro, ancora una volta, che provare a diffondere paura non serve a far terminare la lotta, serve semmai a rendere ancora più chiare le sue ragioni.

Migliaia di persone in corteo hanno detto che hanno torto, di nuovo, coloro che non hanno voluto esserci, che hanno di fatto assecondato il tentativo di isolare e far terminare la lotta benché si dicano amici dei migranti e sostenitori della loro richiesta di regolarizzazione e di uscita dalla clandestinità.

L’avevamo detto e la giornata di sabato 11 l’ha confermato: nessuno si illuda, la lotta va avanti.