Siamo di nuovo a dover scrivere della sanatoria 2012. Il motivo è subito detto: non ci sono novità sostanziali e questa è tutt’altro che una buona notizia.
Come si dice, la pazienza ha un limite. E a noi risulta che quello che le persone in attesa del titolo di soggiorno non hanno affatto esaurito è la volontà (e il bisogno) di ottenere il giusto.
Siamo a dover scrivere oggi, ottobre 2016, di un percorso di regolarizzazione dei migranti senza permesso varato dal governo nel settembre 2012. Di una vicenda che in tutta Italia si è chiusa anni fa, positivamente per la maggior parte dei richiedenti, e che invece a Brescia vede ancora in attesa di una risposta da parte della Prefettura circa 500 persone, su un totale di oltre 5300 domande presentate. Presentate più di quattro anni fa!
In questa brutta storia infinita, insieme all’insostenibile lunghezza dei tempi di risposta, risalta anche la percentuale elevatissima dei respingimenti delle richieste di regolarizzazione. A gennaio 2015 la Prefetta Brassesco Pace annunciò il completamento della sanatoria, ma con il rigetto di oltre il 70% delle domande: una percentuale del tutto anomala e inverosimile, più che doppia rispetto al resto d’Italia. Proprio per questo motivo la sanatoria non poteva affatto essere considerata conclusa, se non per pura provocazione contro i richiedenti.
Infatti, a giugno 2015 il governo di Roma e la Prefettura, guidata dal nuovo Prefetto Valerio Valenti, dichiararono la riapertura della valutazione delle domande in precedenza rigettate a Brescia. Una decisione indotta dall’indifendibilità del pessimo lavoro svolto dagli uffici istituzionali addetti, dall’elevato numero dei ricorsi legali vinti dai migranti sull’infondatezza delle motivazioni dei rigetti, dalle proteste di piazza dei migranti stessi, riesplose il 21 marzo 2015 nel centro storico cittadino.
Da allora si sono succeduti incontri e impegni scritti, assunti anche pubblicamente dai più alti dirigenti della Prefettura di Brescia. Durante uno degli incontri, lo stesso Prefetto Valenti promise di dare a questa vicenda soluzione definitiva e positiva per i migranti entro luglio 2016, scadenza ormai abbondantemente superata.
C’è stata l’emanazione di circolari e atti di indirizzo volti a oltrepassare l’estrema rigidità – spesso arbitraria e abusiva anche in termini di legge – con la quale i funzionari dello Sportello Unico Immigrazione (SUI) della Prefettura di Brescia avevano interpretato le norme della sanatoria producendo uno stillicidio di esiti negativi nella valutazione delle domande.
Ma in questo tempo c’è stato anche altro: ulteriori lunghissime inutili attese, moltissima pazienza e nuove clamorose proteste (come quella del 31 maggio scorso) da parte dei migranti, per ottenere che le parole ascoltate e lette si traducessero in fatti concreti e nell’atto che per tanti ancora manca, il rilascio del permesso di soggiorno. Perché nell’ultimo anno e mezzo, e anche ora, le risposte del SUI di Brescia continuano ad arrivare con il contagocce. E continuano ad essere risposte in gran parte negative.
Di frequente le risposte arrivano dopo il superamento positivo dell’ennesimo (e lento) step di controlli sui documenti richiesti. Ma nonostante questo contengono un preavviso di rigetto accompagnato dalla richiesta ultimativa di ulteriori integrazioni riguardanti il possesso di altri requisiti e documenti. Requisiti e documenti che spesso non sono affatto indicati come necessari dalla normativa, dalle circolari interpretative del Ministero, dagli stessi atti di indirizzo emanati proprio dalla Prefettura e poi nel concreto disapplicati e contraddetti dal modo di operare dei funzionari del SUI! Ad esempio, di nuovo, il SUI chiede al migrante di fornire una prova della sua presenza in Italia non antecedente al 2011, benché sia da tempo del tutto chiarita sul piano legale, e riconosciuta per iscritto dagli stessi dirigenti della Prefettura di Brescia, la validità di prove anche di anni precedenti.
In questa vicenda l’evidente e nota incompetenza in materia del dirigente della Prefettura responsabile del SUI va a sommarsi con l’altrettanto evidente pregiudizio contro i richiedenti immigrati di vari funzionari dello Sportello Unico.
Il risultato è da molto tempo sotto gli occhi di chiunque voglia guardare: abusi plateali nell’applicazione della legge, migranti costretti a restare dentro un tunnel di esclusione e discriminazione senza uscita, la negazione – persino in barba a quanto prevede la legge – del diritto al soggiorno regolare.
Il risultato è il razzismo istituzionale. Che non riguarda solo la vicenda, di per se gravissima, della sanatoria 2012 e dei migranti che da più di quattro anni l’hanno richiesta pagando allo Stato migliaia di euro. Non riguarda solo la sanatoria quanto meno perché lo Sportello Unico Immigrazione della Prefettura di Brescia gestisce anche altri importantissimi dispositivi amministrativi, attraverso i quali è possibile esercitare un forte potere di condizionamento sulla vita di decine di migliaia di uomini e donne in questi territori: domande di cittadinanza, di ricongiungimento familiare, di ingresso per decreto flussi.
Chi non l’avesse ancora capito, oppure creda di poter fare finta di nulla pur tenendo molto al quieto vivere e alla pace sociale, farebbe bene a memorizzare: lo Sportello Unico Immigrazione della Prefettura di Brescia, per il suo modo di funzionare ostentatamente, sistematicamente e inutilmente vessatorio, è un grosso problema. Gli uomini e le donne migranti l’hanno capito.