Brescia, 7 novembre 2010 Associazione Diritti per Tutti, Brescia Ieri 10mila persone – migranti e italiane, uomini, donne, famiglie con bambini – hanno dato vita nelle strade di Brescia ad una grande manifestazione a sostegno della lotta dei migranti contro la clandestinità e per far sapere ai sei migranti sulla gru ormai da una settimana che non sono e non resteranno soli.
Chi – come il sindaco Paroli e il suo vice ringhiante Rolfi – aveva sostenuto che questa lotta difficile ed entusiasmante è solo di un’infima minoranza è stato definitivamente sbugiardato.
Chi – come i soliti due di cui sopra – aveva sostenuto che la città non ne può più aveva colto nel segno. Ma senza capire che una parte grande della città è proprio di loro che non ne può più, di Paroli e Rolfi, della prefetta (la nobildonna Narcisa), della loro pericolosa arroganza e inadeguatezza. Tanta parte di Brescia, italiani e migranti, non ne possono più del razzismo istituzionale, delle guerre tra poveri alimentate dall’alto per poter meglio ridurre i migranti al più bieco sfruttamento e per poter meglio taglieggiare i diritti, i salari, il reddito, i beni comuni di tutti, nel tempo della crisi. In bilico su quella gru, insieme ai sei fratelli che da una settimana hanno messo in gioco le loro vite con un gesto estremo, ci sono i diritti di tutte e tutti noi, immigrati e italiani. Questo messaggio è stato esplicitato come meglio non si sarebbe potuto dalla presenza al corteo degli operai dell’Innse di Milano, che nel 2009 per primi salirono su una gru per far conoscere le ragioni della loro lotta e che hanno anche voluto regalare lo striscione della loro RSU ai sei migranti sulla gru di via San Faustino.
Di fronte al chiaro successo della manifestazione di ieri, c’è da aspettarsi che chi non vuole affrontare la questione e tenta di cambiare discorso insisterà con il solito ritornello recitato da molti politici e autorità in questi giorni: l’accusa, rivolta in particolare all’Associazione Diritti per Tutti, di strumentalizzare i migranti protagonisti della protesta per i permessi di soggiorno.
Alcuni usano quest’accusa come ulteriore espediente per evitare di riconoscere la stessa esistenza della questione o la fondatezza delle ragioni dei migranti che vogliono regolarizzarsi. Altri la usano per negare piuttosto la legittimità della forma assunta dalla protesta dopo la distruzione del presidio in via lupi di Toscana, il fatto che i migranti abbiano dovuto salire su una gru per essere almeno visti.
Al di là dell’uso strumentale dell’accusa di strumentalizzazione, è evidente la fatica di molti – anche fra coloro che dichiarano buone intenzioni verso i migranti – nel riconoscere ai migranti una capacità di valutazione e decisione propria. Eppure dovrebbe essere evidente per tutti che i migranti sono persone intelligenti, alle quali a volte nemmeno il paternalismo e la carità altrui possono bastare, soprattutto quando loro, i migranti, hanno scelto di chiedere altro: i propri diritti. E’ questo il caso. E’ quel che tanto dispiace a tanti sedicenti amici dei migranti la cui unica preoccupazione sembra, in sostanza, di far terminare questa lotta al più presto e nient’altro.
Per quanto ci riguarda la lotta continua fino a quando i migranti vorranno continuarla. Noi non li lasceremo mai soli su quella gru.
Facciamo appello ai migranti e alle realtà antirazziste di ogni città a sostenere concretamente la lotta, ad estenderla e riprodurla concretamente.