Interessante rileggere questo articolo, scritto prima della cosiddetta sanatoria colf e bandati, nell’estate 2009, quando stavano preparando a tavolino l’enorme truffa, i cui effeti sono così evidenti oggi.
contro questa sanatoria prosegue il presidio in via San Faustino, dove alle ore 17,30 ci sarà una conferenza stampa
dal sito http://www.meltingpot.org/articolo14688.html
Sanatoria o regolarizzazione selettiva?
Il provvedimento è quasi pronto. Sarà operativo dal 1 settembre.
13 luglio 2009
Anche i cattivi hanno un cuore potremmo dire, rifacendoci alle dichiarazioni di qualche mese fa del Ministro Maroni – “ci vuole cattiveria verso i clandestini” – e guardando all’ipotesi di regolarizzazione che sta prendendo forma in queste ore (esiste già una bozza del testo).
Guai però a nominare la parola sanatoria.
Sappiamo bene infatti quanto tutto l’impianto normativo sull’immigrazione abbia un rapporto simbiotico con il discorso pubblico che su di essa si produce. Se è necessario costruire immagini e stereotipi utili a legittimare le restrizioni normative, altrettanto è fondamentale presentare la sanatoria come una ferrea regolarizzazione selettiva.
“Nessuna sanatoria indiscriminata” tuona la maggiornaza, come se nel passato, (l’ultima del 2002 è targata proprio centro-destra) vi fossero mai stati provvedimenti generalizzati di regolarizzazione e gli uffici dispensassero permessi di soggiorno come i depliant di una promozione 3×2 al supermarket.
Sempre le sanatorie hanno stabilito rigidi criteri di selezione,non molto lontani da quelli previsti per quelle sanatorie mascherate da nuovi ingressi che sono stati i decreti flussi di questi anni.
Insomma, che si tratti di sanatoria o di regolarizzazione selettiva, si affaccia l’ipotesi di un provvedimento di emersione dal lavoro nero da tempo auspicata anche se, come sempre, non mancano ipocrisia e assurdi ostacoli.
Primo fra tutti, per rendere il provvedimento più “accettabile” e non intaccare l’immagine del pugno di ferro costruita in questi mesi, la scelta di permettere l’emersione soltanto dei i lavoratori impiegati nel settore del lavoro domestico.
Il provvedimento, che probabilmente sar’ operativo tra il 1 ed il 30 settembre 2009, riguarda l’emersione di lavoratori extracomunitari ma anche di italiani e comunitari, anche se con una procedura di gran lunga semplificata, che risultino impiegati irregolarmente alla data del 30 giugno.
La domanda potrà essere presentata da un datore di lavoro italiano o comunitario, oppure da un cittadino extracomunitario in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo (ex-carta di soggiorno) riprendendo un criterio selettivo introdotto con il decreto flussi 2008 e ritenuto illegittimo anche dalla giurisprudenza. Si potrà quindi denunciare, attraverso la procedura informatica accessibile dal sito del Ministero dell’Interno, l’impiego di due lavoratori dediti all’assistenza di persone non auto-sufficienti (esibendo la documentazione idonea ad attestare la situazione) ed un lavoratore impiegato nell’assistenza domestica (colf o simili).
Durante l’iter di emersione i provvedimenti relativi alla violazione delle norme sull’ingresso ed il soggiorno ed a quelle in materia di impiego di lavoratori irregolari saranno sospesi (salvo in alcuni casi) e verranno archiviati a regolarizzazione compiuta. Mentre sarà necessario pagare un contributo forfetario di 500 euro per ogni lavoratore di cui si chiede l’emersione.
Lo stesso vale per quei datori di lavoro che sono in attesa del nulla osta all’ingresso ai sensi del decreto flussi 2007 e 2008, e che si avvarranno della sanatoria per superare gli ostacoli delle quote irrisorie messe a disposizione.
Già nell’ultimo decreto flussi 2008, che attingeva dalle domande presentate nel 2007, vi era stata una chiara indicazione nel senso di dare centralità al lavoro di cura.
Il settore dell’assistenza alle famiglie, appaltato ormai interamente al mercato privato, è una forma di welfare insostituibile per uno stato che ha visto in questi anni il progressivo sgretolamento delle garanzie e delle capacità di intervento in questo settore.
Ma la domanda è ovviamente scontata: non trattandosi di nuovi ingressi ma semplicemente dell’emersione di situazioni lavorative consolidate, perchè non dare dignità e con essa un permesso di soggiorno ed un rapporto di lavoro formalizzato anche ai lavoratori già impiegati irregolarmente negli altri settori?
“Il settore dell’assistenza è strategico – diceva Sacconi qualche giorno fa – ma per il resto non abbiamo bisogno di nuovi ingressi”. Lo stesso leit motiv che ha accompagnato l’ultimo decreto flussi.
Proviamo allora a ritornare sulla battuta iniziale: anche i cattivi hanno un cuore?
Nessuno, neppure il Ministro dell’Interno Maroni ha mai pensato di arrestare i flussi migratori realmente. Le migrazioni, i grandi movimenti globali di persone, mettono costantemente in crisi gli enormi apparati costruiti per piegare queste spinte.
L’irregolarità, “il male assoluto”, come ci viene presentato ormai quotidianamente, è il risultato continuo dell’incontro tra questi dispositivi e la forza che i migranti sanno mettere in campo durante i loro percorsi migratori. Il risultato? Centinaia di migliaia di persone che in tutta Europa vivono senza lo straccio di un diritto, ma lavorano nei cantieri, nelle fabbriche, nelle case, nei campi.
Un esercito di invisibili ricattabile e sfruttabile.
Ecco che allora, quando la misura è colma, di tanto in tanto c’è la necessità di decomprimenre queste situazioni esplosive, queste camere di compressione delle condizioni individuali. Il decreto flussi annuale, così come le grandi sanatorie a cui abbiamo assistito sono serviti, come valvole di sfogo, a decomprimere uno spazio, quello dell’irregolarità, che se abitato in forma permanente e senza la speranza di un passaggio alla regolarità, rischia di diventare poco produttivo ed insieme una pericolosissima bomba ad orologeria. Un boomerang.
Non c’è cuore in questa “regolarizzazione selettiva”. Anzi, da un lato ci dimostra come la grande macchina del controllo delle migrazioni, e con essa la figura proprinata della fortezza Europa, siano in realtà continuamente messe in scacco dal carattere epocale ed inarrestabile dei movimenti migratori. Tanto più oggi in vista all’imminente entrata in vigore del reato di ingresso e soggiorno irregolare che risulterebbe ingestibile davanti ad uno scenario di circa un milione di stranieri irregolarmente presenti ed irregolarmente impiegati. Dall’altro, la scelta di selezionare le tipologie dei “regolarizzabili” disvela uno dei tratti fondamentali del governo delle migrazioni. Chi verrà sanato lo sarà perchè non è più possibile tenerlo ai margini. Mentre, per gli altri settori, sono proprio le parole di Sacconi a confermare come l’irregolarità sia essenziale per la ripresa. Dire che “non c’è bisogno di nuovi ingressi” significa in realtà dire che c’è la necessità di mantenere irregolare quel mercato del lavoro, irregolari i lavoratori che lo compongono, nella speranza che la ripresa dalla crisi, che sembra dover passare attraverso violenze e brutalità, sia più veoloce e fruttuosa.
Non ci sarà da stupirsi se registreremo un altissimo tasso di uomini che improvvisamente si riscopriranno badanti….
Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa