Ė stato depositato ieri, 29 aprile, l’atteso parere consultivo del Consiglio di Stato, richiesto dal Dipartimento Immigrazione del Ministero dell’Interno, che aveva formulato due quesiti su altrettanti punti controversi della legge di emersione (cosiddetta “sanatoria”) del 2012, che hanno determinato a Brescia il rigetto di numerosissime domande di regolarizzazione presentate dai migranti.
Le questioni poste all’attenzione del Consiglio di Stato riguardavano uno dei requisiti richiesti dalla legge di emersione, cioè la prova, proveniente da un organismo pubblico, della presenza del migrante in Italia in data anteriore al 31 dicembre 2001.
Serve ricordare che non è agevole, per l’immigrato “irregolare”, avere documentazione rilasciata da un organismo pubblico, perché è la stessa condizione di irregolarità a imporgli di essere invisibile di fronte alle leggi dello Stato.
Il Consiglio di Stato, riconoscendo di fatto l’illegittimità della prassi restrittiva seguita dalla Prefettura di Brescia, ha ritenuto che la prova della presenza in Italia al 31 dicembre 2011 possa essere fornita con documentazione, proveniente da organismi pubblici, relativa anche ai periodi che precedono l’ultimo giorno utile. Il Consiglio di Stato non ha posto alcun limite temporale, mentre la Prefettura di Brescia aveva ritenuto idonei solo i documenti comprovanti la presenza in Italia nell’ultimo semestre del 2011, e non nei periodi precedenti.
Sono centinaia e centinaia le domande di regolarizzazione respinte dalla Prefettura per l’interpretazione restrittiva data sul punto oggetto del parere del Consiglio di Stato, e che ora dovranno essere riesaminate e dovranno diventare altrettanti permessi di soggiorno.
La stessa sorte dovranno avere anche le tante domande respinte perché non è stata ritenuta idonea come prova della presenza in Italia la certificazione medica rilasciata dai medici di base e da quelli convenzionati, ora invece esplicitamente ammessa dal Consiglio di Stato.
Al di là dei tecnicismi: il parere consultivo del Consiglio di Stato, pur limitato a due soli dei diversi motivi che hanno portato la Prefettura di Brescia a rigettare circa l’80% delle 5223 domande presentate (contro una media nazionale di circa il 20%), conferma di fatto quanto da sempre sosteniamo: che a Brescia c’è stata una gestione anomala ed illegittima della legge di regolarizzazione, punitiva nei confronti dei migranti.
Ora verificheremo, anche con incontri con le istituzioni coinvolte, che i criteri indicati dal Consiglio di Stato vengano pienamente recepiti dalla Prefettura, col conseguente riesame di tutte le domande respinte per quei motivi.
Ma é a partire dal parere del Consiglio di Stato che vediamo confermate le ragioni della nostra richiesta di riesaminare tutte le domande respinte dalla Prefettura per ragioni pretestuose, anche quelle in cui il rigetto é stato determinato da interpretazioni severe e punitive su altri dei requisiti richiesti.
Allo stesso modo, continuiamo a chiedere che anche la Questura modifichi i criteri restrittivi seguiti per i rinnovi dei permessi di soggiorno, in particolare nei casi di perdita del posto di lavoro, con la conseguenza di respingere nell’irregolarità migliaia di immigrati presenti, in molti casi con la loro famiglia, da anni in Italia.
Per queste ragioni continuiamo a sostenere la lotta dei migranti per il permesso di soggiorno e contro la legge Bossi-Fini, responsabile, insieme all’Unione Europea, delle stragi di migranti nel Meditterraneo. E lo faremo con le modalità che verranno condivise collettivamente, da tutte le persone protagoniste della mobilitazione che prosegue ormai da oltre un mese.
ascolta l’intervista all’avvocato Pezzucchi
la lotta porta risultati, avanti così!
permesso per tutt*, permessi subito!
il presidio continua fino all’ottenimento dei permessi di soggiorno
prossimo appuntamento venerdì 22 maggio h 18 piazza rovetta