5 aprile – Altri quattro sfratti bloccati oggi nel bresciano dai picchetti dell’Associazione Diritti per tutti, Collettivo gardesano autonomo e Magazzino 47. A Toscolano Maderno resta in casa Fatima col marito e la bimba di 9 mesi: lei ha lavorato come badante per diversi anni fino a quando è restata incinta ed è stata licenziata; il marito lavora saltuariamente come manovale ma basta solo per mantenere la famiglia. Esecuzione bloccata e rinviata al 6 maggio. Dall’altra parte della provincia, nella bassa occidentale a Castelcovati, picchetto in difesa della famiglia di origine senegalese di Cheike con moglie e bambino di 9 anni: sospensione dello sfratto fino al 3 maggio. Il padre era un carpentiere che ha perso il lavoro per la crisi dell’edilizia. A Ghedi impedito lo sfratto contro Hasna e i suoi due bambini che vanno all’asilo; rimasta sola la donna non riesce a pagare l’affitto anche se ha qualche ora di lavoro come addetta alle pulizie. Rinvio al 7 giugno. Infine in Valsabbia a Sabbio è stato fatto rispettare un accordo firmato in Prefettura che il proprietario di casa stava disattendendo richiedendo contro una famiglia marocchina l’esecuzione dello sfratto che è stato però rinviato al 30 giugno. Sempre in Valsabbia si è risolta oggi anche una vertenza col comune di Prevalle che voleva dividere una famiglia in housing sociale a Vobarno separando il padre dalla moglie incinta e con due bambini piccoli. Dopo l’intervento venerdì del Collettivo gardesano autonomo, che aveva impedito lo smembramento disumano del nucleo famigliare, oggi l’intera famiglia sarà trasferita in un alloggio a Montichiari.
6 aprile -Khadija e le sue bimbe restano in casa. A Rovato questa mattina nono picchetto della settimana di Diritti per tutti e Magazzino 47: ottenuto un rinvio fino al 13 luglio e l’ intervento del Comune. Khadija è rimasta sola con le sue bimbe di 6 e 4 anni dopo la separazione dal marito che se n’è andato; ha cominciato a lavorare per una cooperativa a Milano come addetta alle pulizie per 4 ore al giorno ma il reddito non è sufficiente per pagare 400 euro di affitto ed il proprietario non ha accettato la sua proposta di ridurre il canone a 300. Ora farà domanda di alloggio Aler e si prospetta un passaggio da casa a casa.
7 aprile – “Albergo occupato da stranieri e antagonisti”: così veniva presentato l’albergo Alabarda dalle veline della questura di Brescia dopo la perquisizione della stanza di un compagno del Magazzino 47, occupante per necessità. Oggi in una affollata conferenza stampa l’Albergo Alabarda ha ribadito la sua natura di occupazione abitativa, di comunità resistente, con circa 60 persone, una decina di nuclei famigliari con 20 bambini e poi singoli, italiani di nascita, di nuova cittadinanza e migranti. Una comunità che pochi giorni fa ha festeggiato la nascita di Rihab, una bimba concepita e nata nell’occupazione, figlia di una famiglia con due bambini che era stata sfrattata per morosità incolpevole. Una comunità che si è ben inserita nel territorio dove è ubicato l’albergo, come testimoniato dalla solidarietà espressa anche oggi dalla presidentessa del Consiglio di quartiere Stefania Baiguera e dal sostegno anche concreto fornito da associazioni e cittadini e cittadine di Chiesanuova, del Don Bosco e del Villaggio Sereno, dove i bambini frequentano le scuole. La rilevanza sociale di questa occupazione è stata dimostrata anche dalla capacità di dare risposte reali a bisogni fondamentali e a vere e proprie emergenze: come quella di Daniel e Alina, coppia romena di cui si sono occupati i giornali perchè costretta a vivere in macchina nonostante il giovane abbia una grave disabilità con le protesi ad entrambe le gambe. All’appello lanciato da un giornale, oltre che da volontari che si occupano di senza tetto, nessuno aveva risposto ed ora la coppia vive all’Alabarda.
8 aprile – Picchetto antisfratto in due fasi, per tutta la mattina e poi ancora nel pomeriggio nel quartiere Primo maggio di Brescia, in via Presolana. Diritti per tutti, Magazzino 47 ed anche studentesse del Kollettivo studenti in lotta hanno bloccato lo sfratto contro Sofien che senza un reddito pieno non riesce più a pagare l’affitto. Con lo stipendio di alcune ore di lavoro nelle discoteche, come addetto alla sicurezza nel fine settimana, può solo garantire le spese di sopravvivenza per sé, la sua bambina e la moglie. L’esecuzione è stata rinviata al 17 giugno.