Dopo quasi quattro anni a Brescia, solo a Brescia, la vicenda della sanatoria varata dal governo nel 2012 non è ancora terminata. Infatti, sono in gran parte ancora in attesa di una risposta positiva i e le migranti che nell’ultimo anno hanno avanzato un’istanza di revisione dei provvedimenti di rigetto ricevuti da più del 70% delle 5mila e trecento persone che nel 2012, pagando migliaia di euro allo Stato, avevano presentato la domanda di sanatoria in questi territori.
L’istituzione che porta la responsabilità principale di questa infinita e miserabile storia bresciana di prevaricazione e ingiustizia è lo Sportello Unico per l’Immigrazione della Prefettura, diretto dal vice-prefetto vicario dottor Salvatore Pasquariello.
Gli impegni assunti dal Prefetto Valerio Valenti un anno fa, subito dopo il suo insediamento e a seguito delle proteste dei migranti, per superare la cosiddetta anomalia bresciana della sanatoria 2012, risultano tuttora in buona parte disattesi.
Mentre la Prefettura non fornisce dati ufficiali aggiornati, i tanti riscontri a nostra disposizione, parziali ma inequivocabili nell’indicare la tendenza, dicono in effetti che non è cambiata di molto la situazione abnorme ed unica in Italia emersa a inizio 2015 con il respingimento, appunto, di quasi i quattro quinti delle domande di regolarizzazione presentate a Brescia nel settembre – ottobre 2012.
A partire dall’estate 2015 la Prefettura, grazie alla lotta intrapresa dai migranti nel marzo precedente, ha adottato degli atti di indirizzo scritti che avrebbero dovuto modificare in modo rilevante e favorevole ai richiedenti i criteri per la valutazione della validità delle domande di regolarizzazione del 2012. Tuttavia: gran parte delle domande di riesame presentate a seguito dell’introduzione di queste nuove linee guida, così come delle numerose sentenze dei Tar favorevoli ai richiedenti rigettati, sono da mesi in sospeso presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione della Prefettura. Delle oltre cento istanze di revisione delle risposte negative alla domanda di regolarizzazione presentate non meno di sei mesi fa dagli immigrati sostenuti dall’Associazione Diritti per Tutti e dai suoi avvocati, solo meno di un terzo (il 28,6%) ha finora avuto risposta. Questo significa che, per la Prefettura, per arrivare al termine della sanatoria varata nel 2012 ci vorrà ad oggi ancora almeno un anno!
Inoltre: alla fine dell’attesa, quale risposta devono aspettarsi gli immigrati?
L’altro fatto grave e preoccupante è proprio questo: la tendenza mostra che fra le poche domande finalmente riesaminate una quantità che si avvicina ai due terzi ottiene di nuovo risposta negativa. Infatti ad oggi delle istanze presentate dai migranti sostenuti da Diritti per Tutti, solo il 10% ha avuto il benestare per il rilascio del permesso di soggiorno, mentre quasi il doppio (il 18,6%) ha avuto un nuovo diniego. E questo avviene nonostante le istanze di riesame siano state presentate esclusivamente per le domande di regolarizzazione che, dopo l’emanazione dei nuovi atti di indirizzo da parte della Prefettura, avevano acquisito requisiti conformi a quelli necessari per ottenere la regolarizzazione.
Anche le motivazioni dei nuovi rigetti – che il più delle volte chiamano in causa errori e fraintendimenti nelle dichiarazioni rese dai datori di lavoro ai funzionari della Direzione Territoriale del Lavoro o, più spesso, ai carabinieri riguardo alla data di inizio e alle condizioni di svolgimento del rapporto di impiego della persona in attesa di permesso – confermano che il SUI della Prefettura di Brescia di frequente ignora e non applica persino gli atti di indirizzo adottati dalla Prefettura stessa e non di rado ricorre finanche all’invenzione vera e propria di condizioni ostative alla regolarizzazione inesistenti nella normativa della sanatoria 2012 come nelle successive circolari interpretative del ministero degli Interni! In altre parole, il SUI di Brescia di fatto non ha ancora messo da parte la tendenza, ostentata negli anni della Prefetta Brassesco Pace, ad improntare la valutazione della validità delle domande ad una chiusura contro i migranti palesemente discriminatoria e abusiva.
Tra i nuovi motivi di diniego inventati arbitrariamente e applicati nell’ultimo anno dal SUI di Brescia vi è persino questo: un giudizio discrezionale sull’effettivo bisogno da parte del datore, che pure abbia le condizioni di reddito richieste dalla normativa, di assumere un lavoratore domestico. Se i funzionari del SUI ritengono che il lavoro compiuto in casa dal domestico avrebbe potuto essere svolto invece dal datore di lavoro o dai suoi familiari (tanto più se si tratta di familiari femmine, secondo il SUI di Brescia), la domanda di regolarizzazione viene respinta!
Intanto il 26 aprile scorso la Prefettura ha deciso che può bastare così, cioè che è arrivato il momento di chiudere il cerchio della brillante operazione svolta finora: ha fissato al 30 maggio il termine ultimo entro il quale è possibile presentare le istanze di riesame delle domande di regolarizzazione respinte.
Noi stessi abbiamo definito la vicenda della gestione della sanatoria 2012 da parte della Prefettura di Brescia l’”anomalia bresciana”. Così l’abbiamo chiamata per mettere in rilievo la clamorosa differenza tra l’altissimo numero delle domande di regolarizzazione rigettate a Brescia e quanto accaduto nel resto d’Italia. Tuttavia se un’anomalia persiste, come sta accadendo, anche molto tempo dopo essere stata denunciata e riconosciuta pubblicamente dalle stesse istituzioni, quel che emerge è in realtà tutt’altro: è la conferma di una regola. Una regola di ordinario razzismo istituzionale, di abusi e discriminazione, di ingiustizia sociale praticata da un’istituzione, il SUI della Prefettura, che attraverso l’applicazione e l’interpretazione della normativa sui permessi di soggiorno, è punto nevralgico determinante per le concrete condizioni di vita dei e delle migranti nel territorio bresciano.