La lagna degli imprenditori politici del razzismo

Apprendiamo dai giornali delle lagne scomposte del vicesindaco Rolfi e dei suoi compari leghisti di fronte al pronunciamento del Consiglio di Stato del 2 maggio scorso che finalmente, dopo mesi di dure lotte dei migranti a Brescia e in Italia, riconosce il diritto al permesso di soggiorno per coloro che avevano fatto richiesta di regolarizzazione con la “sanatoria colf e badanti” del 2009 e che avevano ricevuto risposta negativa perché nel frattempo il governo aveva pensato bene di trasformare in reato la loro condizione di clandestinità.

E’ di lampante evidenza, confermata dalle cronache di questi mesi dalle sponde del Mediterraneo, che nel mondo globalizzato nemmeno i confini dell’Unione europea e dei suoi Stati nazionali riescono a fermare le migrazioni e sono troppo angusti e rigidi per poterle governare davvero. Da molti anni si tenta di sigillare in ogni modo le frontiere dell’Unione, ma il diritto di circolare e vivere liberamente è insopprimibile e le persone non smettono di esercitarlo.

A fronte di questi dati di realtà, risulta tanto più ridicola l’idea leghista di reinventare i confini dentro una patria ancora più piccola e rinserrata. Del resto, sono ancora i fatti a mettere in mostra in Italia gli effetti concreti della chiusura leghista applicata alle politiche migratorie: clandestinità, segregazione, sfruttamento lavorativo per i migranti, insicurezza sociale per tutti e tutte.

Bisogna però riconoscere che i leghisti bresciani sono capaci anche di muovere passi in avanti. Infatti Rolfi e compagnia annunciano di voler costituire una “associazione per i diritti degli italiani”. Non solo dei “padani” quindi. Un’apertura strabiliante, non c’è che dire.

Magari faranno retromarcia quando qualcuno li avviserà che oggi e ancora di più domani persino molti cittadini italiani sono neri, o addirittura parlano l’arabo o l’urdu.

Eppure avrebbero potuto fare anche di meglio, i leghisti bresciani. Per esempio avrebbero potuto spingersi fino a chiamare anche la loro associazione “diritti per tutti”. La specificazione “…noi leghisti, i nostri amici e parenti e basta!” avrebbero potuto lasciarla sottintesa. Il compito di coglierla sarebbe rimasto in carico a coloro che sono attenti alle informazioni che filtrano dai Palazzi della politica locale riguardo a concorsi pubblici truccati, uso privato di carte di credito assegnate per funzioni pubbliche, tangenti in riscossione e favori interessati fatti agli amici degli amici.

Va bene lo stesso però, perché comunque anche la nuova geniale invenzione leghista può servire, a riscaldare la solita minestra che i professionisti del razzismo ancora vendono ricavandone carriere politiche e privilegi personali. Si tratta della storiella demenziale secondo la quale la precarietà, la perdita di garanzie, di diritti e di reddito per le cittadine e i cittadini italiani sono colpa degli immigrati.

Così che i veri responsabili dell’attacco alle condizioni di vita e di lavoro di tutti e tutte, degli sfratti e della grande speculazione immobiliare, della privatizzazione della sanità, della scuola, dell’università, dei beni comuni come l’acqua e l’ambiente, della minaccia del ritorno al nucleare, possano continuare ad agire indisturbati. Tra questi responsabili guarda caso ci sono proprio i leghisti, al governo da anni a Brescia e in Italia.

12 maggio 2011 Associazione Diritti per Tutti