E’ davvero intollerabile che in un paese come l’Italia, dove una delle emergenze sociali più incalzanti è l’uccisione di una donna ogni 3 giorni, si alzino irate voci contro la violenza sulle donne solamente quando a compierla sono uomini non italiani. Lo stupro avvenuto a Chiari negli scorsi giorni è un inaccettabile atto agito contro una giovane donna, un ennesimo episodio delle tante violenze che le donne subiscono quotidianamente: violenze fisiche, psicologiche, economiche.
Accusati di stupro sono tre uomini pakistani richiedenti asilo. La violenza maschilista contro le donne, è bene ribadirlo, è trasversale alla nazionalità, alle classi sociali, alle fedi religiose. Quando a compiere violenza sono uomini immigrati, come in questo caso, si mette sotto accusa la “civiltà” dalla quale provengono, che si presume inferiore e pericolosa, la “cultura” nella quale sono cresciuti, come se, peraltro, le culture non fossero soggette a cambiamenti, fossero monoliti chiusi e immutabili.
Se a molestare, violentare e uccidere una donna è un uomo italiano si parla di raptus di follia, di condizioni personali specifiche (“è geloso”, “si sentiva abbandonato”…), mai di cultura maschilista e patriarcale, fin troppo diffusa in Italia.
L’uso strumentale della violenza avvenuta a Chiari in chiave anti-immigrazione ed anti-accoglienza, fatto dai soliti esponenti di partiti della destra, è segno di una politica razzista e fascista che va combattuta. La responsabilità è individuale e se tra i profughi ci sono degli stupratori vanno sanzionati come gli altri uomini violenti. Non sono però le azioni repressive a poter rendere, finalmente, il maschilismo ripugnante dentro la società, non sono certo le castrazioni chimiche (invocate dall’assessora regionale alla sicurezza della Lega Nord) a rendere la società maggiormente vivibile per le donne! Serve innanzitutto un lavoro culturale diffuso, un’educazione all’affettività, al rispetto delle differenze, un cospicuo sostegno economico ai centri antiviolenza, nonché politiche di supporto alla libertà di scelta dall’ambito lavorativo a quello procreativo.
Come associazione antirazzista siamo presenti quotidianamente nelle lotte per i permessi di soggiorno, contro gli sfratti, contro il razzismo istituzionale; contro la produzione sistematica di ingiustizia sociale ed esclusione da parte di chi governa a danno di una grande maggioranza della popolazione, sempre più precaria ed espropriata di reddito e diritti fondamentali, per questo più esposta al richiamo alla guerra tra poveri, che i vari imprenditori politici della contrapposizione tra “civiltà”, tra “razze” o religioni cercano di fomentare.
Stando al fianco di chi lotta per i diritti sociali suoi e di tutti/e, nessuno e nessuna esclusi, affrontiamo come una sfida inevitabile e come una grande possibilità di cambiamento positivo la realtà complessa e ricca di contraddizioni di un mondo abitato da donne e uomini con credenze ed abitudini differenti.
Sappiamo che antirazzismo e lotta al maschilismo non possono andare disgiunti nelle battaglie per una vita libera e degna. Per questo siamo contro chi discrimina e sfrutta donne ed uomini migranti, contro chi chiude le frontiere, per questo da sempre combattiamo la violenza e le molestie a danno delle donne compiute da uomini di qualunque provenienza.