Tra Brescia e provincia nel 2009 gli sfratti sono stati oltre 2mila, 565 solo in città. Una cifra pesante e in crescita vertiginosa già nei primi mesi del 2010 (+ 80% in rapporto al 2009).
Gli sfratti, per il 90% dovuti a morosità, al mancato versamento del canone d’affitto, colpiscono soprattutto le persone migranti ma anche numerosissimi italiani.
La crisi e la precarietà del reddito rendono sempre più difficile pagare l’affitto per chi perde il lavoro, per chi non ha un lavoro stabile o viene messo in cassa integrazione.
Gli affitti sono in media di almeno 500€ mensili e nella gran parte dei casi sono determinati solo dal mercato e dalla speculazione, mentre le case Aler sono in numero decisamente insufficiente in rapporto alla necessità sociale.
Inoltre, a causa della crisi e della precarietà, sono in grave difficoltà anche le famiglie che hanno contratto con le banche mutui per l’acquisto della prima casa.
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DA ROSARNO A BRESCIA UNA VITTIMA DELLA VIOLENZA RAZZISTA
Un immigrato bresciano del Burkina Faso, Songne Souleymane, è stato gravemente ferito a bastonate e sprangate durante le violenze razziste di Rosarno il 9 gennaio scorso. La sua auto è stata distrutta. Dopo essere stato dimesso dall’ospedale di Reggio Calabria è stato costretto a lasciare Rosarno senza ottenere la paga per il lavoro già svolto nei campi di agrumi. Ora è tornato a Brescia, è senza soldi e ha bisogno di aiuto per le visite mediche e andare di nuovo a Reggio Calabria, a prendere dei documenti necessari per il permesso di soggiorno. A Rosarno raccoglieva mandarini e veniva pagato 25 euro al giorno (8-9 ore di lavoro) oppure 1 euro a cassetta. L’Associazione Diritti per tutti e Radio Onda d’Urto lanciano una sottoscrizione. Chi vuole testimoniare la propria concreta solidarietà a Suleyman può portare un piccolo contributo economico in radio, in Via Luzzago 2-b a Brescia, traversa di Via Milano.
I° MARZO: LA BRUTTA GIORNATA DI PAROLI&ROLFI – Comunicato stampa
La reazione scomposta del sindaco Paroli e dell’assessore alla paura Rolfi alla “giornata senza di noi” dei migranti è la prova che la mobilitazione a Brescia è riuscita perfettamente. E che la mobilitazione ha avuto ragioni più che reali e gravi.
D’altra parte possiamo comprendere l’isteria, non sono tempi facili per l’onorevole sindaco e il suo sceriffo. Prima l’enorme manifestazione dei e delle migranti che il 6 febbraio scorso ha attraversato le strade di Brescia. Poi il 1° marzo, con i lavoratori e i nuovi cittadini migranti di Brescia che, insieme a tanti lavoratori e cittadini italiani, addirittura osano interrompere il lavoro per dire basta al razzismo istituzionale, alle guerre fra poveri e alle condizioni di sfruttamento che ne conseguono.
Questo levarsi in piedi con dignità e forza non piace a coloro, magari sedicenti progressisti, che i migranti li tollerano soltanto se muti, la testa bassa e la schiena piegata nel lavoro. E’ insopportabile per chi i migranti vuole poterli usare, per trarne voti o profitto, senza nemmeno riconoscerne l’utilità, ma anzi descrivendoli e trattandoli ogni giorno come potenziali delinquenti.
PRIMO MARZO A BRESCIA
DONNE E UOMINI MIGRANTI, LAVORATORI E STUDENTI, SECONDE GENERAZIONI, ITALIANI ANTIRAZZISTI!
SABATO 6 FEBBRAIO SCORSO A BRESCIA ABBIAMO FATTO INSIEME UNA GRANDISSIMA MANIFESTAZIONE! ORA LA LOTTA CONTRO IL RAZZISMO ISTITUZIONALE E LO SFRUTTAMENTO DEVE CONTINUARE!
MONDAY, MARCH 1 – A DAY WITHOUT US – ALL THE IMMIGRANTS AND THE ANTI-RACISTS ARE INVITED TO:
- STRIKE FOR ALL THE DAY
- NOT GO OR BRING THEIR CHILDREN TO SCHOOL
- DO NOT GO TO SHOPPING IN SUPERMARKETS
PARTICIPATE FROM 10 AM TO 02 PM, IN THE MANIFESTATION
IN PIAZZA DELLA LOGGIA BRESCIA
سوموار، یکم مارچ ایک دن ہمارے بغیر ، سب غیرملکیوں اور نسلی تعصب کے خلاف لوگوں کو دعوت ہے کہ وہ
PRIMO MARZO: Coordinamento per lo sciopero del lavoro migrante in Italia
PRIMO MARZO: MELTING POT EUROPA
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PRIMO MARZO: BOLOGNA
Manifesto 1 marzo
RIBELLARSI E’ GIUSTO!
CON JOY, HELLEN, DEBBY, PRISCILLA e FLORENCE.
Joy, Hellen, Debby, Priscilla e Florence sono donne nigeriane che, alla fine della scorsa estate, hanno partecipato alla rivolta dei migranti nel Centro di Identificazione ed Espulsione di via Corelli a Milano, dove si trovavano rinchiuse per il solo fatto di essere clandestine, condizione che in Italia è sancita come reato.
Arrestate insieme ad altri ed altre migranti, Joy ed Hellen hanno avuto il coraggio di denunciare il capo ispettore Vittorio Addesso per tentato stupro.
La violenza contro le donne nei Cie. Un fatto “privato”
La drammatica vicenda di Joy e Hellen
di Cristina MoriniCi sono cinque donne. Si chiamano Joy, Hellen, Florence, Debby e Priscilla. Hanno partecipato, quest’estate, alla rivolta scoppiata nel Cie di via Corelli a Milano. Joy ed Hellen denunciano poi un tentativo di stupro da parte del vicequestore, Vittorio Addesso. Si sta aspettando la loro scarcerazione dalla casa circondariale di Como, il 12 febbraio prossimo. Il timore (assai fondato) è che, uscite di lì, possano finire, di nuovo, in un altro Cie. L’appuntamento, per tante, è dunque fissato, il 12, davanti al carcere di Como, per aspettarle. Improvvisamente, arriva la notizia che Joy ha ricusato l’avvocato che la seguiva sin dall’inizio nel processo d’appello per la rivolta di Milano e nella denuncia per tentata violenza sessuale. Joy ha ritenuto di affidarsi all’avvocato d’ufficio. L’avvocato d’ufficio è un personaggio che, di solito, nei film, si alza in piedi e dichiara: “Mi appello alla clemenza della corte”. Sarà impazzita, Joy, o qualcosa – qualcuno ‒ l’ha indotta ‒ convinta ‒ a fare tale scelta? E perché?