Brescia, 6 febbraio: 20.000 migranti in piazza contro il razzismo e lo sfruttamento!

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Brescia, 6 febbraio: 20.000 migranti in piazza contro il razzismo e lo sfruttamento!

Tantissimi gli immigrati, uomini e donne, molti anche i ragazzi della seconda generazione, che sabato 6 febbraio sono scesi nelle strade di Brescia per manifestare contro il razzismo istituzionale e per non pagare la crisi. Un corteo enorme che ha bloccato per ore il centro della città per concludersi in piazza della Loggia. Una manifestazione costruita dai gruppi antirazzisti e dalle associazioni dei migranti, tra queste in primis l’Associazione Diritti per Tutti.

Una mobilitazione caratterizzata dall’iniziativa diretta e dal protagonismo dei migranti, con l’obiettivo di dare una risposta forte al razzismo delle leggi e dei provvedimenti del Governo e di molti comuni della provincia di Brescia.

Nei resoconti del giorno dopo dei quotidiani locali si fa fatica a riconoscere la portata straordinaria di questa mobilitazione. Bresciaoggi e Giornale di Brescia danno numeri di partecipanti inferiori persino a quelli comunicati dalla questura, il Giornale di Brescia assegna a CGIL, CISL e UIL un ruolo di primo piano del tutto inesistente, arrivando addirittura ad inventare che la manifestazione si è conclusa con i comizi dei tre segretari confederali. Bresciaoggi tende a screditare la prossima mobilitazione del 1° marzo, che per il Giornale di Brescia semplicemente non esiste.

La realtà dice altro. Moltissime le comunità migranti presenti al corteo, con cartelli e striscioni che esprimevano la volontà di non subire passivamente il razzismo derivante da una miriade di ordinanze e delibere di comuni amministrati dalla Lega ma non solo. Una mobilitazione che è partita dal basso su una piattaforma che aveva al centro il ritiro dei provvedimenti del governo contenuti nel pacchetto sicurezza e il no alla stessa legge Bossi-Fini, che tanto più in tempo di crisi, attraverso lo stretto legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, continua a produrre effetti devastanti aggravando la precarietà dei migranti. Con la Bossi-Fini, perdendo il posto di lavoro si perde il permesso di soggiorno, con il rischio di finire in un Centro di Identificazione ed Espulsione. Una doppia precarietà che incide pesantemente sulle condizioni di vita e sui diritti dei migranti.

Per combattere il razzismo, la precarietà, l’esclusione sociale, negli slogan del corteo alcune parole erano ricorrenti: prosecuzione della mobilitazione fino allo sciopero. In effetti la manifestazione di Brescia è stata concepita e organizzata anche come tappa verso il 1° marzo: un giorno senza di noi. L’iniziativa, nata in Francia, ha trovato sostegno anche in Italia fino a diventare un percorso che sta coinvolgendo molte associazioni e coordinamenti di migranti. Di fronte alla brutalità del razzismo ed alla durezza della crisi sta crescendo la consapevolezza che la giornata di mobilitazione del 1° marzo, con anche le fermate del lavoro che per la prima volta i migranti riusciranno a praticare contemporaneamente in molte zone del territorio italiano, possa diventare un’occasione molto importante per uscire dall’invisibilità e dalla ricattabilità.
Dal palco della grande manifestazione di Brescia è stato fatto un primo elenco delle aziende, in cui lavorano molti migranti, che il 1° marzo scenderanno in sciopero soprattutto su iniziativa delle Rsu composte in maggioranza o in parte da migranti. E’ stato fatto anche un appello a partecipare in tanti alle prossime iniziative di lotta (23 febbraio) contro gli sfratti per morosità che anche a Brescia, sempre per effetto della crisi, stanno colpendo numerose famiglie di lavoratori, immigrati e italiani.